PROGETTO MEMORIA " Alta Brianza 1943 – 1945"
(è una delimitazione, non un titolo…)

Proposta di lavoro - coordinatore Daniele Corbetta

Obiettivi generali

Il gruppo di lavoro si propone di:

    1. Riprendere le sparse conoscenze relative al periodo indicato, già presenti in varie pubblicazioni, riordinarle e sottoporle a riflessione storica.
    2. Completare il quadro delle informazioni mediante la raccolta di testimonianze di protagonisti o comunque di persone in grado di fornire indicazioni importanti per la memoria collettiva; inoltre svolgere ricerche su fonti archivistiche.
    3. Produrre una pubblicazione destinata al largo pubblico, con antologia dei più importanti documenti e testimonianze; eventualmente un ipertesto.


Obiettivi didattici

Il gruppo di lavoro offre agli studenti l’opportunità di:

    1. Approfondire la conoscenza storica dell’argomento.
    2. Praticare un’esperienza di ricerca.
    3. Praticare esperienze di analisi e di critica delle fonti.
    4. Sviluppare l’attitudine al lavoro di gruppo.


Contenuti (a titolo di ipotesi)

    1. La speranza e il doppio gioco. (Reazioni della società al 25 luglio e all’8 settembre: la gente, l’economia, le istituzioni, le parrocchie).
    2. L’occupazione. (Occupazione tedesca e riorganizzazione fascista. Internamento, deportazione, terrorismo nazifascista. I tribunali speciali. Le SS italiane. La Guardia Nazionale Repubblicana, la Polizia, la Brigata Nera. La banda Tucci a Civenna).
    3. L’economia di guerra. (Assoggettamento al Reich. Dirigismo, requisizioni, carenza di materie prime. Emigrazione e deportazione di operai, insufficienza dei salari. Lo sciopero generale nazionale del 1° marzo 1944).
    4. La fatica di vivere. (La fame, il razionamento e la borsa nera. Una diffusa piccola e grande criminalità: si ruba di tutto, dalla legna ai panni stesi ad asciugare. Sequestri e taglieggiamenti. Gli sfollati: 300 mila in provincia di Como. Il peso della guerra: internamento di militari in Germania, bombardamenti e mitragliamenti).
    5. L’indottrinamento. (Stampa periodica, manifesti e volantini. La scuola fascista. La militarizzazione della gioventù: i campi della Guf e della Gil all’Alpe del Viceré. L’arte: il monumento di Terragni e il Licinium).
    6. La Resistenza come nuova cultura. (Valore formativo della “spontaneità autosufficiente”. La coscienza operaia. I partiti politici nella clandestinità. Il ruolo della chiesa. Primi fatti. Esemplarità di G. C. Puecher, suo contesto culturale. )
    7. Finale di partita in Brianza. (Il battaglione “Puecher” della Ia brigata Gap - Sap “P. A. Perretta”. La IIa brigata Gap - Sap “Matteotti”. Il battaglione “Erba” della IIa brigata Matteotti “Patrizi”. La brigata - divisione “Puecher”. La battaglia finale della divisione “Puecher”. I fatti di Erba. Le giunte comunali insurrezionali).
    8. I meriti della Resistenza nell’Alta Brianza. (Aver impedito la concentrazione delle truppe nazifasciste a Como, come disposta da Mussolini. Aver disarmato le guarnigioni in loco, impedendo stragi e rappresaglie. Aver salvato la popolazione e le aziende dai bombardamenti alleati sulla provinciale Como - Bergamo. Aver predisposto in modo efficiente il passaggio dei poteri. Aver dato prova di unità e solidarietà tra le diverse componenti politiche.)

(Nota: Il concetto di Resistenza va oltre quello di Guerra di liberazione. Sarebbe interessante leggere le fonti alla ricerca delle radici sociali e culturali dei fatti e dei comportamenti. Importante ritrovare le radici della democrazia repubblicana.)

Modalità di lavoro.

    1. Elaborazione sulla bibliografia..
    2. Ricerche negli archivi parrocchiali e comunali dei principali paesi.
    3. Ricerche su quotidiani e altre pubblicazioni del tempo.
    4. Ricerche presso l’Archivio di Stato a Como (Fondo Gabinetto di Prefettura e Fondo Tribunale speciale).
    5. Ricerche presso l’Archivio dell’Istituto di Storia Contemporanea “P. A. Perretta”.
    6. Ricerche presso l’Archivio dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia di Milano.
    7. Interviste a testimoni che possono contribuire a illuminare i fatti e le principali personalità: G. Puecher, F. Fucci, Don C. Banfi, Don G. Strada, Don A. Pirovano, L. Meda, R. Saverio, E. Rivolta, G. Majnoni, G. Bosis, V. Testori, S. Barbiano di BelgioJoso, U. Rivolta, P. Sasinini, G. della Porta, ecc. Gli ebrei e i perseguitati vittime della deportazione. Per la parte fascista: A. Airoldi, L. Pozzoli, E. Poggi (“Tucci”), A. Bruschi, D. Saletta, F. Scassellati…

(Nota: gli studenti degli istituti superiori potrebbero essere più facilmente impegnati nelle interviste e in ricerche negli archivi parrocchiali e comunali.)


Tempi d lavoro.

Si ipotizza un impegno di lavoro della durata di circa 2 anni, 2004 / 2005.

    1. Prima fase: attività di ricerca mediante gruppi di lavoro organizzati per aree geografiche o per temi.
    2. Seconda fase: attività di progettazione e redazione del prodotto finale (testo e ipertesto).
    Progettazione di altre iniziative.


Qualche spunto di bibliografia.

W. Deakin, Storia della repubblica di Salò, To 1963.
R. Battaglia, Storia della Resistenza, To 1964.
F. Chabod, L’Italia contemporanea, To 1964.
AA VV, Il contributo dei cattolici alla lotta di liberazione, To 1964.
G. Bocca, Storia dell’Italia partigiana, Ba 1966.
G. Bianchi, Antifascismo e Resistenza nel comasco, Co 1975.
G. Quazza, Resistenza e storia d’Italia, Mi 1976.
R. Lazzero, Le SS italiane, Mi 1982.
R. Lazzero, Le Brigate Nere, Mi 1983.
F. Lodolini, Incontro con il mondo resistenziale comasco, Co 1987.
G. Coppeno, Como dalla dittatura alla libertà, Co 1989.
C. Pavone, Una guerra civile, Mi 1991.
M. Pippione, Como dal fascismo alla democrazia, Mi 1991.
V. Roncacci, La calma apparente del lago, Va 2003.

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G. Bianchi, Giancarlo Puecher, Mi 1965.
P. Mauri, La Resistenza e la lotta di liberazione a Cantù, Cantù 1975.
G. De Antonellis, Il caso Puecher, Mi 1983.
I. Crippa, Una pagina della Resistenza in Brianza. La storia della brigata G. Puecher, Missaglia 1999.
P. Arienti, La Resistenza in Brianza, Concorezzo 2000.


Tracce per un lavoro di ricerca

Delimitazione temporale e spaziale

    - L’anniversario della Resistenza e della Liberazione offre l’occasione per fare memoria su un momento storico cruciale (da tanti punti di vista), perché rappresenta la chiusura di una fase disastrosa e l’inizio di una nuova stagione. E’ importante fare il punto a distanza di tempo, ritrovare radici culturali di cui la società attuale (con poca memoria e in crisi di identità) forse ha ancora bisogno…

    - Sul piano geografico il territorio che va grosso modo da Civenna o Magreglio a Inverigo (in verticale) e da Alzate a Bulciago (in orizzontale con qualche puntatina a Rovagnate e Barzanò) nel periodo di cui ci occupiamo ha una sua omogeneità: fa polo attorno a Erba per certe caratteristiche economiche ed anche per la dislocazione delle truppe di occupazione e delle forze partigiane. Inoltre il crocevia stradale a cui ci riferiamo è stato lo snodo di eventi decisivi della storia, non solo locale.
    (Ma è chiaro che si tratta pur sempre di una scelta!)

    - Per comodità si potrebbero individuare le segg. aree (geografiche) di ricerca: Sormano Magreglio Civenna - Canzo Asso - Erba P. Lambro Caslino Pusiano - Monguzzo Merone Rogeno - Albavilla Albese Alzate Montorfano - Inverigo Lurago Lambrugo Bulciago e oltre.

1. La speranza e il doppio gioco. (Reazioni della società al 25 luglio e all’8 settembre: la gente, l’economia, le istituzioni, le parrocchie).

Percorsi:

    - Dopo la resa delle truppe in Africa (14 maggio 43) e il disastro dell’Armir in Russia c’è lo shock del bombardamento di Roma (20 luglio 43). I soldati e la gente accolgono la caduta di Mussolini e poi l’armistizio come una liberazione.
    - In realtà Badoglio si muove ambiguamente: si limita a mettere fuori legge il PNF e a destituire prefetti e podestà (non tutti), ma non crea le premesse di uno stato democratico e non predispone le difese dai tedeschi. Rimangono in vigore perfino le leggi razziali del 38!
    - La popolazione è alla fame, l’economia è in condizioni catastrofiche per mancanza di materie prime e di manodopera. In provincia di Como ci sono circa 100 mila sfollati. Molti ebrei si rifugiano a Como e in Brianza per sottrarsi a evidenti pericoli: dal 1938 sono obbligatoriamente registrati nei comuni di residenza.
    - Dopo l’8 settembre si rifugiano in Brianza molti prigionieri di guerra angloamericani, fuggiti dal campo di concentramento di Grumello al Piano (Bg). Molti militari abbandonano le caserme e sfuggono alla cattura dei tedeschi nascondendosi presso i loro paesi o sulle montagne del triangolo lariano.
    - C’è una grande rinascita di attivismo e di spirito di iniziativa tra la popolazione: si organizzano i partiti antifascisti, le associazione operaie, quelle cattoliche nelle parrocchie. Nel periodo badogliano i giornali acquistano più libertà.
    - La Brianza erbese è un percorso privilegiato per la fuga in Svizzera. Dopo l’8 settembre vi sono tre centri per l’aiuto alla fuga degli ebrei e dei prigionieri alleati: Sormano dove opera uno straordinario parroco, don Carlo Banfi che li accompagna personalmente attraverso il Piano del Tivano, Nesso, il lago, il Bisbino. Dopo numerose spedizioni viene arrestato in Svizzera. Attestati della Comunità israelitica, del CVL, “brevetto” Alexander.
    Un secondo centro è a Pusiano dove opera il capitano Guido Bruegger con i suoi partigiani (itinerario: bocchetta di Lenno, Faggeto Lario). Un altro centro di aiuto è Caslino d’Erba, dove opera l’antifascista Raffaele Banzola con la collaborazione del parroco di Ponte Lambro, don Giovanni Strada.


Personaggi:

    1. Don Carlo Banfi, parroco di Sormano.
    2. Don Giovanni Strada, Parroco di Ponte Lambro.
    3. Cap. Guido Bruegger (già militare della caserma V alpini di Lecco)
    4. Comm. Aurelio Martegani: direttore del Cotonificio di Ponte Lambro, già podestà del paese, dopo l’8 settembre strappa la tessera del fascio e aiuta il gruppo di G. C. Puecher e F. Fucci, poi in genere il movimento partigiano.

Fonti per la ricerca:

    1. Testimonianze orali sugli argomenti e i personaggi indicati.
    2. Liber chronicus delle parrocchie.
    3. Bollettini delle parrocchie ai soldati al fronte o prigionieri.
    4. Archivio comunale.
    5. Quotidiani “La Provincia” e l’”Ordine”
    6. Memoria di sacerdoti “ribelli per amore”, a c. di don G. Barbareschi, Milano 1986.

2. L’occupazione. (Occupazione tedesca e riorganizzazione fascista. Internamento, deportazione, terrorismo nazifascista. I tribunali speciali. Le SS italiane. La Guardia Nazionale Repubblicana, la Polizia, le Brigate Nere. La X Mas a Montorfano. La banda Tucci a Civenna).


Percorsi:

    - I tedeschi si impadroniscono di Como e della Brianza inizialmente con soli 400 uomini. In seguito perfezionano l’occupazione di questo territorio, strategico per il controllo delle vie di comunicazione con la Svizzera e la Germania. A Como risiede il gen. Hans Leyers, responsabile del RUK (Armamento e produzione bellica) nella Repubblica di Salò. A Cernobbio ha sede il comando SS per il controllo di frontiera e l’esportazione in Germania delle merci e dei macchinari requisiti in Italia; lo comanda il cap. Joseph Voettler che in realtà è un agente dell’OSS americano. Non farà mai rastrellamenti e rappresaglie.
    - L’aspetto più sconvolgente dell’occupazione è la formazione di un corpo di SS italiane (“disonore dell’umanità”), agli ordini dei tedeschi. Vengono addestrate a Musingen fin dall’ottobre 43. Viene costituita una brigata che partecipa ai rastrellamenti e alle stragi del Piemonte, successivamente la brigata si sposta in Brianza dove diventa 29° divisione. Il comando è ad Alzate B. za, Villa del Soldo, gen. Constantin von Heldmann. Reparti a Mariano, Inverigo, Albavilla (Alpe del Vicerè, Battaglione Debica), Asso e Canzo (Artiglieria), Erba (Sanità e rifornimenti)
    - La Repubblica Sociale Italiana è uno stato fantoccio che non ha consenso. Ne sono coscienti gli stessi fascisti, che rinunciano a perseguire una loro legalità e si comportano come una forza di occupazione straniera, organizzandosi per bande: il mito del ritorno allo squadrismo. E’ una situazione disperata che ha come ossessione il culto della morte.
    - La Guardia Nazionale Repubblicana: sostituisce la Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato incorporando anche i carabinieri. E’ inaffidabile per il governo fascista, soprattutto per la presenza di carabinieri che simpatizzano per il re e a volte aiutano i partigiani. A Como opera la XVI legione, comandata dal seniore Ferdinando Vanini.
    - La Polizia: è alle dipendenze del Questore (colonnello Lorenzo Pozzoli). Si distingue per violenze, efferatezze, stragi e ruberie. Particolarmente criminale è l’azione dell’ufficio politico dove opera il famigerato Domenico Saletta, torturatore e assassino. Vi sono delle squadre speciali che agiscono come squadroni della morte: la banda Paone e la banda Tucci, portate a Como dal Capo della provincia Celio.
    La banda Tucci ha sede a Civenna e terrorizza il triangolo lariano. La dirige Emilio Poggi, che pratica anche la rapina e il doppio gioco con i partigiani. Verrà eliminato dalla banda Paone e dalla squadra Ciceri a Bellagio.
    - Una squadra speciale della Polizia è quella del maresciallo Angelo Bruschi, addetto
    alle requisizioni, ma anche profittatore, torturatore e fucilatore. Opera tra Inverigo, Lambrugo, Erba. Sua la responsabilità per la fucilazione di 5 ragazzi a Cremnago.
    - La Brigata Nera “Cesare Rodini”: è la formazione del partito militarizzato. Partecipa ai rastrellamenti e alla fucilazione di partigiani e renitenti con durezza sanguinaria. La comanda il federale Paolo Porta. Vicecomandante il Maggiore Alberto Airoldi.
    - A Montorfano si installa il battaglione “Vega” della X Mas (comandante Ten. Vasc. M. Rossi) con attività di spionaggio e controspionaggio. In realtà sembra che lo scopo principale fosse quello di entrare in contatto con gli alleati per riciclarsi in funzione anticomunista.
    - Tra i crimini più odiosi di SS e bande fasciste c’è la deportazione di ebrei e perseguitati nei campi di sterminio. Gli arresti più numerosi ad Erba e a Inverigo. Nella carta di Verona gli ebrei sono dichiarati “razza nemica”. Il decreto mussoliniano del 30 novembre 43 dispone l’arresto e la deportazione di tutti gli ebrei.


Personaggi:

    1. Lorenzo Pozzoli.
    2. Alberto Airoldi.
    3. Angelo Bruschi.
    4. Fucilati e deportati nei campi di stermini


Fonti per la ricerca:

    1. Testimonianze orali.
    2. Quotidiani “La Provincia” e “L’Ordine” (anche per i processi).
    3. Quotidiano “Il Popolo comasco”, organo del CLN (per i processi ai criminali fascisti).
    4. Archivi comunali.
    5. Archivio dell’Istituto di Storia Contemporanea, Como, Fondo PNF e PFR.
    6. Archivio di Stato Como, Fondo Tribunale Speciale.
    7. Per le deportazioni: P. Arienti, La Resistenza in Brianza, Concorezzo 2000.


3. L’economia di guerra. (Assoggettamento al Reich. Dirigismo, requisizioni, carenza di materie prime. Emigrazione e deportazione di operai, insufficienza dei salari. Lo sciopero generale nazionale del 1° marzo 1944).

Percorsi:

    - L’economia è totalmente assoggettata ai tedeschi, che stabiliscono quote di produzione (agricola e industriale) da consegnare loro obbligatoriamente. I meccanismi di controllo sono gli uffici della provincia e le corporazioni. 5000 operai comaschi lavorano volontariamente in Germania. La “Todt” organizza il lavoro volontario e la deportazione di operai in Germania.
    - Le materie prime sono insufficienti (carbone, seta, metalli, legno); le fabbriche sospendono il lavoro, decurtano gli stipendi, non riconoscono i salari minimi, ritardano il pagamento. Mezzi di trasporto a gas di legna.
    - Vi sono proteste, lamentele; in genere però manca una presenza sindacale e politica alternativa a quella ufficiale (in Brianza).
    - Il 1° marzo 1944 viene proclamato lo sciopero generale nazionale, con valenza salariale e politica. E’ la più grande protesta di massa in tutta l’Europa occupata. Non si hanno notizie della partecipazione nell’alta Brianza.
    - Sarebbe interessante indagare la realtà di alcune medie industrie di questa zona (tipo Oltolina di Asso, Cotonificio di Pontelambro, Cascamificio Maglio di Merone, Sapiti di Inverigo, Tessitura Masciadri di Bulciaghetto, Salumificio Vismara di Casatenovo ecc…)


Personaggi:

Da individuare.


Fonti per la ricerca:

    1. Testimonianze orali (probabilmente le più utili).
    2. Liber chronicus parrocchiale.
    3. Archivio comunale.
    4. Quotidiani “La Provincia” e “L’ordine”.
    5. Archivio di Stato, Como, Fondo Gabinetto di Prefettura.

4. La fatica di vivere. (Fame, razionamento e borsa nera. L’episodio di Merone. Gli sfollati: 300 mila in provincia di Como. Una diffusa piccola e grande criminalità: si ruba di tutto, dalla legna ai panni stesi ad asciugare. Sequestri e taglieggiamenti. Il peso della guerra: internamento di militari in Germania, bombardamenti e mitragliamenti).


Percorsi:

    - La popolazione è alla fame per l’insufficienza dei salari e per l’insufficienza delle quote annonarie. L’ammasso e il razionamento (quote e assegnazione di buoni) sono gestiti dalla Sepral.
    - Il 14 settembre 43 alla stazione di Merone la folla saccheggia un convoglio carico di pacchi per i prigionieri alleati (gli stessi che nel frattempo sono scappati dal campo di Grumello al Piano, si suppone). Interviene una squadra di SS tedesche che spara sulla gente e uccide il capostazione.
    - Le difficoltà di soddisfare le necessità della popolazione sono accresciute dalla presenza di sfollati, che aumentano con l’intensificarsi dei bombardamenti su Milano. Nel 45 sono circa 300.000 (provincia di Como).
    - Si diffondono l’accaparramento, la borsa nera, l’incetta e la falsificazione dei buoni.
    - La situazione è aggravata dalle requisizioni operate dalle SS e dalla squadra di polizia di A. Bruschi. La requisizione della mucca o di un cavallo per certe famiglie poteva significare davvero un colpo mortale.
    - Scatta la solidarietà di privati, della Resistenza e delle parrocchie per sfamare i numerosi ricercati che vivono nascosti: sbandati, renitenti, partigiani, oppositori, ebrei.
    - La povertà favorisce la diffusione di una microcriminalità quotidiana, a volte necessaria per sopravvivere. Le cronache della “Provincia” sono piene di notizie di furti di legna, biancheria, animali da cortile, biciclette ecc.
    - Particolarmente odiosa è la criminalità in grande stile delle bande fasciste: taglieggiamenti, vere e proprie rapine. Famigerate le bande “Tucci” e Bruschi. I tribunali straordinari del CLN avranno mano pesante nei confronti dei responsabili di questi delitti verso la popolazione.
    - Le sofferenze della popolazione sono aggravate dai fatti bellici: i parenti internati in Germania, i bombardamenti (di Erba e di Lambrugo), i mitragliamenti sulle strade da parte di aerei isolati (Pippo).
    Circa il tema dell’internamento (sono chiamati IMI i militari catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre e inviati ai lavori forzati in Germania: circa 650000; quasi ogni famiglia ha un parente internato) è necessario registrare le testimonianze dei sopravvissuti.
    Circa i bombardamenti sarebbe utile riflettere sul contesto, sulle reazioni della cittadinanza, sulle polemiche.


Personaggi:

    1. Emilio Poggi (Tenente “Tucci”, capo dell’omonima banda).
    2. I parroci di Erba e di Lambrugo (don Erminio Casati e don Edoardo Arrigoni).
    3. Qualche significativo testimone dell’internamento militare in Germania (da individuare).


Fonti per la ricerca:

    1. Testimonianze orali.
    2. Quotidiano “La Provincia”.
    3. Archivio comunale.
    4. Lettere o bollettini inviati dalle parrocchie agli IMI in Germania. Lettere o cartoline militari degli IMI.

5. L’indottrinamento. (Stampa periodica, manifesti e volantini. La scuola fascista. La militarizzazione della gioventù: i campi della Guf e della Gil all’Alpe del Viceré. L’arte: il monumento di Terragni e il Licinium).


Percorsi:

    - A partire dal 1928 “La Provincia” assorbe “Il gagliardetto”, diventando l’organo ufficiale del PNF e del PFR. Rapporto ambiguo e conflittuale con “L’ordine”, organo della Curia di Como, da parte del governo. Ovviamente manca qualunque libera espressione del pensiero, a parte qualche spunto dell’”Ordine”. Interessante osservare la qualità grottesca, per noi esilarante, della propaganda di guerra sulla “Provincia”. Molto comici i voltafaccia dopo il 25 luglio, l’8 settembre e il 25 aprile.
    - Cercare una documentazione di manifesti e volantini di minaccia e propaganda. Analizzare i contenuti e le tecniche di persuasione.
    - Individuare e presentare qualche testo scolastico, esemplare dell’educazione fascista. Verificare eventuali variazioni nei programmi, cioè l’impostazione dei manuali in uso nella RSI.
    - La militarizzazione della gioventù: individuare le organizzazioni giovanili fasciste, i contenuti e i metodi di lavoro.
    - Indagare la storia del cosiddetto “Campeggio” all’Alpe del Viceré. Il quotidiano “La provincia” in un numero del 43 (giugno) porta un servizio molto interessante su un campo estivo paramilitare della GUF (Giov. Univ. Fasc.) e della GIL femminile (Giov. It. del Littorio).
    - Significato culturale del monumento ai caduti di G.Terragni e del Licinium.


Personaggi:

    1. Da individuare (qualche famosa maestra?)
    2. G. Terragni ed altri.


Fonti per la ricerca:

    1. Testimonianze orali.
    2. Qualche archivio scolastico.
    3. Quotidiano “La Provincia”.
    4. Archivio comunale di Albavilla.
    5. Documentazione privata.

6. La Resistenza come nuova cultura. (Valore formativo della “spontaneità autosufficiente”. La coscienza operaia. I partiti politici nella clandestinità. Il ruolo della chiesa. Primi fatti. Esemplarità di G. C. Puecher, suo contesto culturale.)


Percorsi:

    - “Spontaneità autosufficiente” è una formula di C. Pavone, che definisce la situazione di relativa anarchia, cioè di assenza dello stato, in cui si trova la popolazione durante la RSI. E’ una situazione nuova e germinale della cultura democratica, in cui la gente impara ad autorganizzarsi non solo per sopravvivere, ma anche per progettare il futuro.
    - Un esempio è dato dal primo afflusso di fuggiaschi, operai, militari sbandati che si raggruppano attorno ai Corni di Canzo subito dopo l’8 settembre: c’è un gruppo di operai antifascisti delle “Rubinetterie riunite” di Milano, guidati da Emilio Capecchi (V. Roncacci, cit., pag. 236/7). Sulle montagne di Canzo si insediano anche molte decine di militari provvisti di armi e comandati da una decina di ufficiali (relazione di F. Vanini, PFR). La popolazione aiuta gli sbandati a sopravvivere e i ricercati (ebrei, prigionieri di guerra) a fuggire in Svizzera.
    - Sul piano sociale la maggioranza dei lavoratori e una parte degli industriali, con motivazioni diverse, sono ostili alla RSI e all’occupazione tedesca. I lavoratori costituiscono circa il 45% delle forze partigiane. Certi industriali, come Martegani del Cotonificio di Pontelambro, Vismara del Salumificio di Casatenovo appoggiano la Resistenza. La nobiltà è schierata compattamente con i partigiani (Gianfranco della Porta di Barzanò, Scipione Barbiano di Belgiojoso, Giuseppe Majnoni d’Intimiano ecc.).
    - La chiesa ha un ruolo determinante nella formazione di una mentalità antifascista e in definitiva nel disconoscimento popolare della RSI. Ne è cosciente il PFR (vedi corrispondenze con Roma Littorio). Molti parroci partecipano direttamente alla Resistenza come organizzatori o cappellani. L’impronta della Resistenza in Brianza è prevalentemente cattolica. Una interessante peculiarità della Resistenza in Brianza è l’ottima capacità di collaborazione tra matrici politiche diverse.
    - I partiti antifascisti si organizzano anche in Brianza e danno luogo nell’estate del 44 alla formazione dei CLN locali. Erba: presidente Scipione Barbiano di Belgiojoso, poi Mario Pirovano, il Dr. Umberto Cenerelli, Paolo Caccia Dominioni di Sillavergo. Responsabile militare Giuseppe Majnoni d’Intimiano. Collabora padre Aristide Pirovano.
    - La prima formazione partigiana della Brianza è quella di G. C. Puecher e F. Fucci. Viene costituita presso la canonica del parroco di Ponte Lambro don Giovanni Strada. Determinante anche la collaborazione del parroco di Lambrugo don Edoardo Arrigoni.
    - Della figura di Puecher sarebbe interessante indagare il contesto formativo e culturale: il movimento milanese neoguelfo di Piero Malvestiti, il gruppo della rivista clandestina “L’uomo” (D. M. Turoldo, E. Franceschini, M. Apollonio ecc.).
    Fondamentale la figura dell’avv. Luigi Meda, che abitava a Inverigo.


Personaggi:

    1. Scipione Barbiano di BelgioJoso.
    2. Giancarlo Puecher.
    3. Don Giovanni Strada.
    4. Don Edoardo Arrigoni.
    5. Avv. Luigi Meda.


Fonti per la ricerca:

    1. Testimonianze orali
    2. Liber chronicus parrocchiale.
    3. F. Lodolini. Incontro con il mondo resistenziale comasco, Co 1987.
    4. AA VV, Il contributo dei cattolici alla lotta di liberazione, To 1964.
    5. Memoria di sacerdoti “ribelli per amore”, a c. di don G. Barbareschi, Milano 1986.
    6. Archivio storico della curia di Milano, sez. Resistenza.

7. Finale di partita in Brianza. (Il battaglione “Puecher” della Ia brigata Gap - Sap “P. A. Perretta”. La IIa brigata Gap - Sap “Matteotti”. Il battaglione “Erba” della IIa brigata Matteotti “Patrizi”. La brigata - divisione “Puecher”. La battaglia finale della divisione “Puecher”. I fatti di Erba. Le giunte comunali insurrezionali).


Percorsi:

    - I gruppi formatisi nel 43 non superano l’inverno. Le formazioni partigiane che effettivamente condurranno la guerra di liberazione si costituiscono a partire dall’estate 44.
    - Ai primi di giugno 44 l’antifascista erbese Enrico Rivolta organizza una formazione chiamata “Battaglione Puecher” (da non confondere con la brigata – divisione “Puecher”). Opera nell’Erbese con tre plotoni e un distaccamento a Merone. Gestirà, con la collaborazione di Padre A. Pirovano, la crisi finale ad Erba.
    Comandante: Giuseppe Majnoni d’Intimiano (ex capitano di artiglieria). Vicecomandante: Giampiero Majnoni d’Intimiano. Commissario Vittorio Testori (uno dei condannati del processo Puecher).
    Questa formazione è inquadrata nella Ia brigata Gap – Sap Garibaldi “P. A. Perretta” (comandante Oreste Gementi).
    - Il “Battaglione Erba” al comando di Stefano Nava e del vice Walter Ferrari opera nella zona Pusiano – Erba. Appartiene alla IIa brigata Matteotti “Patrizi” (comandante Emilio Strada).
    - La IIa brigata Gap - Sap “Matteotti” (comandante Renato Saverio). Opera nella zona Lurago, Inverigo, Alzate.
    - Ai primi di febbraio 45 nasce per iniziativa di Umberto Rivolta, di Erba, la brigata poi divisione “Puecher”. Opera tra Lurago, Lambrugo, Bulciago, Rovagnate, Barzanò, Seregno. La sede di comando è presso la tessitura “Masciadri” di Bulciaghetto. Dovrà sostenere la battaglia finale sulla provinciale Como – Bergamo con circa 40 caduti. Appartiene al raggruppamento divisioni “Alfredo di Dio”.
    Comandante di divisione Pietro Sasinini, vicecomandante Gianfranco della Porta. Commissario Umberto Rivolta. Comandanti di brigata Gianfranco della Porta e Carlo Fumagalli.
    - La più sanguinosa battaglia avvenuta in Brianza è quella di Rovagnate - Bulciago (26, 27 aprile 45). Valse a impedire l’arrivo di truppe nazifasciste a Como e a evitare bombardamenti alleati.
    - Un altro episodio decisivo fu la resa della guarnigione SS e della Brigata Nera del maggiore Noseda a Erba. Determinanti l’azione del Battaglione “Puecher” e l’intervento di padre Aristide Pirovano.
    - I CLN predispongono nei vari paesi il passaggio dei poteri alle Giunte comunali straordinarie.


Personaggi:

    1. Giuseppe Majnoni di Intimiano.
    2. Vittorio Testori.
    3. G. Bosis.
    4. Renato Saverio.
    5. Pietro Sasinini.
    6. Umberto Rivolta.
    7. Gianfranco della Porta.
    8. Padre Aristide Pirovano.


Fonti per la ricerca:

    1. Testimonianze orali.
    2. Liber chronicus parrocchiale.
    3. Archivio comunale.
    4. Quotidiani “La Provincia”, “L’ordine”, “Il popolo comasco”.
    5. Archivi Anpi e CVL.
    6. I. Crippa, Una pagina della Resistenza in Brianza (test. del 1945), Missaglia 1999.

8. I meriti della Resistenza nell’Alta Brianza. (Aver impedito la concentrazione delle truppe nazifasciste a Como, come disposta da Mussolini. Aver disarmato le guarnigioni in loco, impedendo stragi e rappresaglie. Aver salvato la popolazione e le aziende dai bombardamenti alleati sulla provinciale Como - Bergamo. Aver predisposto in modo efficiente il passaggio dei poteri. Aver dato prova di unità e solidarietà tra le diverse componenti politiche.)

Conclusioni….

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(Nota - sarebbe interessante aggiungere altri due percorsi di ricerca: Biografie dell’Olocausto e Luoghi della memoria.)

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