PROGETTO MEMORIA - Scuola Media Statale “M. Curie” di San Fermo della Battaglia

“I giorni della felicità”
Memorie e testimonianze di chi ha vissuto la fine di un incubo

Progetto realizzato nel corso dell’anno scolastico 2004/05 dagli alunni della classe 3B della Scuola Media Statale “M.Curie” di San Fermo della Battaglia, in collaborazione con i docenti Verga (Lettere) e Castronovo (Tecnologia).

- Realizzazione da parte degli alunni di interviste a testimoni diretti de “i giorni della felicità”, cioè i giorni della Liberazione dell’Italia. Le testimonianze raccontano la fine della guerra nelle varie regioni italiane, dato che molte persone si sono trasferite a Como solo negli anni successivi al conflitto. Inoltre i racconti spaziano in generale sui vari anni del conflitto, in quanto i ricordi più indelebili risultano quelli più dolorosi.

- Selezione del materiale documentario e fotografico raccolto. Le immagini provengono da raccolte personali delle famiglie, da Internet, da libri e giornali e alcune sono state fornite dal Signor Enrico Levrini di San Fermo.

- Realizzazione di un DVD intitolato “I giorni della felicità: memorie e testimonianze di chi ha vissuto la fine di un incubo” utilizzando il programma Pinnacle Studio. Il filmato, della durata di circa 15 min., presenta stralci delle testimonianze raccolte, accompagnate da immagini e musiche originali dell’epoca. Le testimonianze, lette dagli studenti, sono suddivise in cinque sezioni intitolate:
“Il tricolore”
“W la libertà”
“I partigiani”
“Gli Americani”
“Ricordi indelebili”

Di seguito vengono riportate due testimonianze tra quelle raccolte:

Testimonianza di Sara Malinverno

Nella primavera del 1945 avevo quasi vent’anni ed abitavo ad Albate. Lì c’era una fabbrica, proprio di fianco al campo sportivo ancora in uso, ed era controllata dai Tedeschi. In quella fabbrica lavoravano i prigionieri italiani e questo lo so per due motivi: primo, perchè talvolta i nazisti facevano uscire sempre sotto vigilanza armata i prigionieri nel campo per far prendere loro qualche boccata d’aria e secondo, perchè i prigionieri venivano portati in stazione, forse a lavorare, e mentre passavano per le vie del paese sotto le nostre finestre, noi buttavamo ai prigionieri delle sigarette, ma senza farci vedere dai Tedeschi altrimenti erano guai. Ma alla fine della guerra, come diceva sempre mio padre, si è verificato un capovolgimento: i partigiani hanno spalancato le porte della fabbrica e hanno fatto uscire tutti i prigionieri italiani catturando poi i Tedeschi.

Qualche giorno prima della fine della guerra avevano cominciato a girare voci a tal proposito, ma la notizia ufficiale arrivò dalla radio...Inutile dire quale e quanta gioia abbiamo provato! Le strade erano invase da persone che si davano alla pazza gioia, festeggiando e urlando “La guerra è finita”. Mi era giunta voce che la Piazza Duomo era piena di persone che urlavano “Viva la libertà!”, ma non so se fosse vero.
Per fare un altro esempio della gioia immensa: mio papà per lavorare e per portare a casa lo stipendio dovette iscriversi pur controvoglia al Partito Fascista che gli rilasciò una tessera, ma alla fine della guerra lui stracciò quella tessera in mille pezzi e la gettò nel camino acceso.
Pochi giorni dopo la fine della guerra, sotto l’Acquanera, una frazione di Albate dove vivevo, arrivò un carro armato americano. Tutti noi siamo scesi eccitatissimi in strada...di carri armati ne avevamo già visti, ma mai quelli dei liberatori alleati, quindi lo stupore era doppio!

Testimonianza di Silvana Butti (77 anni)

Mi ricordo che nell’aprile del ’45 passavano dall’Alto Lago colonne di Tedeschi diretti verso la Valtellina che forse tornavano in Germania, ma non si poteva sapere perchè stavamo chiusi in casa per evitare rischi. Tra questi c’erano Mussolini e la sua fidanzata. Il giorno dopo furono uccisi e cominciò una peregrinazione per raccogliere terra intrisa del loro sangue o per raccogliere qualcosa per ricordo. Poi arrivò un camion che raccolse i due cadaveri, li mise in due bare e li trasportò via e alla radio si seppe dell’uccisione di Mussolini e della sua fidanzata.
Il giorno della Liberazione non siamo andati a lavorare per paura di un’incursione. Infatti il giorno prima della Liberazione ero in giro con i miei amici e un carabiniere ci invitò ad entrare nelle nostre case perchè ci sarebbe stata una battaglia, l’ultima. Tre agenti di Azzano morirono in quella battaglia: uno di questi era un mio amico, si chiamava Guerrino Morganti. Lui dopo la battaglia, ridotto in fin di vita fu raccolto da suo padre che lo mise in una cassa, forse un armadio, e lo seppellì sotto un masso che si trova da Azzano.
Questo è tutto quello che mi ricordo, perchè ormai sono passati tanti anni: infatti a quei tempi avevo 16 anni.


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